Adattarsi: la parola chiave per il project manager nel 2023
A cura di Carmine Paragano, Head of the Enterprise Agility & Program Governance
Un nuovo anno è iniziato e quindi è arrivato il momento di fare il punto su cosa ci aspetta dal punto di vista delle novità lavorative e gestionali per questo 2023. Prima di entrare nel dettaglio di tutti gli aspetti che caratterizzeranno il nuovo anno, è bene fare una riflessione generale: stiamo vivendo tempi di grande incertezza. Stiamo passando una fase storica di transizione, in cui determinate logiche lavorative e produttive stanno pian piano lasciando il posto a delle nuove. Come ogni momento di transizione, esiste una fase in cui "il vecchio" è ancora presente, spesso celato dietro il "si è sempre fatto così", ma che lentamente sta dimostrando sempre di più i suoi limiti; dall’altro lato c’è "il nuovo" che avanza, nuove metodologie, nuove tecniche e nuove impostazioni che stanno prendendo piede e stanno, ogni giorno di più, palesando la loro efficacia. Alla luce di tutto questo, è fondamentale saper fare una cosa: adattarsi. Rispondere alle esigenze nuove, essere sempre attenti e aperti ad abbracciare nuove metodologie e non fare l’errore di rinchiudersi nella propria zona comfort rappresentata da usanze e contesti che hanno caratterizzato fin qui gran parte delle dinamiche lavorative ma che non avranno più lo stesso ruolo nel futuro.
Siamo nell’era della continua innovazione. Realizzare prodotti che non esistono è sfidante e complesso, ci si muove costantemente nell’incertezza. A questo dobbiamo aggiungere un’incertezza finora poco considerata come le scelte politiche o le problematiche ambientali e tutti gli avvenimenti che hanno in breve tempo ripercussioni su scala mondiale.
Il concetto chiave del presente è accompagnare e gestire tutte queste trasformazioni, focalizzandosi sull’obiettivo e adattandosi progressivamente per raggiungerlo, talvolta rivedendo completamente l’intero modo di lavorare dell’azienda.
Cambio di paradigma
In questo periodo storico stiamo assistendo a un cambio di paradigma importante: stiamo passando dalla centralità dei processi a quella dei principi. Nei contesti complicati, dove si ha una buona conoscenza, i processi e le procedure ci aiutano a svolgere le nostre attività in maniera efficace ed efficiente. Nei contesti innovativi, complessi, non sempre abbiamo a disposizione i processi e procedure e ci possono venire in soccorso i principi. Avere dei principi che guidano durante l’incertezza è essenziale. In un contesto di continua evoluzione, è bene poter fare affidamento su qualcosa che possa aiutare e guidare durante l’incertezza, e questo sono i principi, che potremmo anche definire linee guida, impostazioni mentali o ideologiche; insomma, qualcosa che non è più fisso e immutabile, solo da applicare, come potrebbe essere un qualsiasi processo lavorativo, ma elementi più alti che possano inspirare le nostre scelte. Nell’incertezza siamo noi a dover scegliere ed i principi condivisi aziendalmente o sul progetto posso dare a tutti le indicazioni per fare le scelte migliori, sostanzialmente, adattandosi al momento ed al contesto.
Per chi lavora in contesti di consulenza e collaborazione con le aziende, nel 2023 quindi è sempre più importante agire per trovare delle soluzioni che colmino il gap tra ciò che si vuole fare e ciò che poi, effettivamente, è possibile realizzare. Diventa importante aiutare a colmare il gap tra chi disegna la strategia e chi poi la realizza. Realtà complesse possono portare ad un proliferare di idee che non sempre sono in grado di generare reale valore e che spesso sono in sovrapposizione o conflitto con altre generando un forte dispendio di energie in iniziative progettuali che non generano valore o che non vengono neanche portate a termine: questo avviene perché non tutti hanno la giusta visione (la stella polare), che a sua volta deve, ormai, tenere in costante considerazione i grandi trend mondiali, ovvero "i megatrend" che possono veramente far comprendere in quale direzione stia andando il mondo. Comprendere questo aspetto è centrale, e questo comporta quindi guidare anche le riorganizzazioni aziendali in modo che si presti attenzione non solo agli obiettivi dipartimentali, in una logica tradizionale a silos, ma a tutte quelle opzioni flessibili e adattabili che permettano di avere una organizzazione snella e pronta a qualunque modifica del mercato, talvolta anche repentina.
Il tema delle persone e la trasformazione digitale
Quando si parla di incertezza, di mancanza di elementi fissi a cui appoggiarsi, è un attimo che la forza lavoro di un’azienda perda a sua volta certezze. Un’azienda quindi, in quest’anno e nei prossimi, deve trovare sempre il modo di adattarsi al contesto in cui opera, creando l’ambiente in cui le persone possano esprimersi al massimo, stimolare e motivare le persone a essere agenti del cambiamento stesso, a non subirlo in modo passivo ma muovendosi tutti insieme verso una direzione condivisa ma che potrà cambiare nel tempo.
Insieme agli aspetti dedicati alle persone che lavorano, bisogna continuare a considerare gli impatti delle evoluzioni della tecnologia che possiamo continuare a citare come digital transformation. Questo vuol dire non vedere la tecnologia come fine ultimo e stabile, ma essere adattivi in un contesto che evolve continuamente, con la tecnologia come motore che spinge questa trasformazione. Non si avranno più transizioni brevi tra stadi stabili, ma una continua e fluida trasformazione. È necessario avere quindi un’adeguata business agility, ovvero la capacità di adattarsi e rendere l’azienda plasmabile in funzione del contesto in cui ci si può ritrovare.
A conferma di questo discorso, vediamo che sempre di più stanno prendendo forma realtà lavorative che si definiscono "gymnastic enterprise", ovvero imprese più fluide e molto funzionali al cambiamento. Sono aziende che stanno analizzando i nuovi contesti, le nuove strade che si stanno formando per rispondere presenti alle novità.
Ancora due passaggi chiave:
- Da Project Manager a Change Maker diventare portatore di cambiamento, agenti che guidano attraverso il cambiamento. Questo può avvenire solo tramite un processo di trasformazione fatto di formazione e di nuove attitudini da sviluppare. Il ruolo del project manager sta già cambiando e sempre più diventerà l’abilitatore della trasformazione, colui che metterà il team nelle condizioni di effettuare le trasformazioni in un contesto in continua evoluzione.
- Le soft skill diventano quindi power skill, tra le nuove competenze ce ne sono alcune che sono già presenti ma che emergeranno sempre di più. La comunicazione e l’empatia, ad esempio, saranno il modo fondamentale per reagire e gestire i cambiamenti. Così come la capacità di spingere sulle tematiche di collaborazione, come risolvere problemi usando tecniche più creative rispetto a quelle tradizionali. Insomma, avere un nuovo approccio al lavoro dando ancora più valore alla realizzazione dei cambiamenti attraverso il coinvolgimento attivo di tutti i membri del team.
In conclusione, possiamo dire che non vi è certezza che quello che oggi sembra essere la grande novità del futuro lo sarà al 100%, e questo proprio perché viviamo in un contesto di grande innovazione unita all’incertezza
Il passaggio chiave è iniziare a considerare i trend come passeggeri e quindi sapersi muovere in questo labirinto di offerte e contesti. A guidare non è più l’antico approccio, in cui chi ha la conoscenza comanda e controlla tutto, ma quello di chi ha la capacità di fiutare la strada e di costruire il percorso insieme agli altri, di capire e adattarsi alle novità in maniera efficace e funzionale. Ogni azienda, quindi, avrà sempre più bisogno di figure che sappiano gestire la trasformazione e guidare la nave nell’incertezza. Talvolta forse una minore efficienza assoluta ma sicuramente una maggiore efficacia nel raggiungere gli obiettivi.