A cura di Diego Antonelli, AI Consultant, NTT DATA Italia, Innovation Technologist Lead, NTT DATA Innovation Center North America e Visiting Scientist al MIT Media Lab e Pietro Dicosta, Head of the Smart Land practice in NTT DATA Italia e Lead of the Industrial Metaverse stream nel NTT DATA Innovation Center EMEAL
Quando si parla di intelligenza artificiale spesso si ha un approccio che tende all’apocalittico: si teme che possa diventare una realtà che cambierà la vita delle persone andando a rimpiazzare l’essere umano in molte delle sue funzioni. Questa concezione ha dei riscontri soltanto parziali nella realtà: se è vero che l’avvento dell’intelligenza artificiale (IA) avrà certamente un impatto sulle nostre vite, non si può dire lo stesso del rischio che l’uomo ne diventi vittima. Ecco che allora diventa fondamentale un cambio di paradigma e guardare all’IA con una nuova concezione: il suo scopo è quello di creare qualcosa che possa affiancare l’uomo e non sostituirlo; espandere le sue capacità e le sue possibilità e non limitarlo.
L’intelligenza artificiale studia l’uomo, i suoi movimenti, il tono della voce, le espressioni del volto, così da replicarle, imitarle e riprodurle. Il fine è creare servizi più veloci, che richiedano meno tempo per essere realizzati rispetto a quello che impiega un essere umano, che così può concentrarsi sul fare altro e sul coordinare questa tecnologia.
L’obiettivo è andare sempre più vicino al livello massimo, ovvero progettare un’IA il più “umana” possibile, il che significa renderla in grado di riprodurre comportamenti, linguaggio, interazioni, in modo da diventare un alleato in grado di estendere le sue capacità umane.
Cosa può fare l’IA per migliorare le nostre vite? Il futuro in 4 brevi esempi
L’intelligenza artificiale ai non addetti ai lavori può sembrare distante dalle nostre vite, ma in futuro potrà aiutarci in molti aspetti della vita quotidiana. Ecco alcuni esempi.
- Mentori virtuali
L’IA può trasformarsi in una vera e propria persona con cui conversare, confrontarsi e misurarsi. Sarà possibile sviluppare personalità di ogni genere, anche di grandi menti del passato, come Einstein, del quale, grazie a tutto il suo lavoro, è possibile ricostruire il pensiero e far sì che l’IA possa rispondere con coerenza e scienza a determinati quesiti. Questo trova applicazioni nel mondo del lavoro, della scuola, dei virtual influencer, perfino in merito alle capacità di ognuno: creando una copia di se stessi, è possibile guardarsi da fuori, studiarsi e migliorarsi. - Migliorare le esperienze d’acquisto
Invece di fare la fila nei negozi, è possibile creare degli avatar che interagiscano con le persone e snelliscano i servizi, dalla coda alle poste alle normali pratiche burocratiche. Questo tipo di applicazione dell’IA avrebbe un ruolo fondamentale nell’aumentare la praticità di certi servizi, riuscendo a farlo con grande efficacia e in grandi numeri contemporaneamente; inoltre, rispetto all’uomo, potrebbe trasmettere eterna empatia, senza provare noia o frustrazione. - Terapeuti virtuali
Riuscire ad avere un appuntamento per una visita medica è spesso lungo e difficile. Offrire un servizio virtuale farebbe guadagnare tempo: il paziente può esporre il suo problema ad un avatar supportato da un’IA istruita a livello medico, che suggerisce poi una possibile soluzione e si coordina con il medico.
Teconologie come i Deep Fakes potrebbero garante un livello di privacy aggiuntiva agli utenti, cambiando il loro volto in certi contesti, e permetterebbe a più persone di esprimere liberamente i propri pensieri e le proprie sensazioni. Pensiamo a quante volte non viene fatta una domanda per imbarazzo, o si cela un proprio dubbio o timore a causa del timore di risultare inadeguati o peggio, sbagliati. Secondo molti studiosi, questo approccio farebbe sentire il paziente ancora più a suo agio rispetto a quello con un medico “reale”, perché protetto dal giudizio altrui. - L’immortalità digitale
Chi ha visto Black Mirror o la serie Upload è già familiare con l’idea di “aldilà virtuale” in cui poter vivere in eterno. Sicuramente è un’applicazione controversa e fantascientifica per lo stadio attuale di questa tecnologia, ma non del tutto impossibile in futuro. Una volta che saremo in grado di ricreare l’uomo sotto ogni aspetto, dal suo fisico alla sua mente, sarà possibile creare delle copie delle persone che siano eterne. Per esempio, potremmo avere sempre al nostro fianco una copia digitale dei propri nonni o dei propri genitori, attraverso un avatar che si comporta e appare come avrebbero fatto loro.
E adesso a che punto siamo?
Tutto ciò non è poi così lontano. Certo, alcune applicazioni, come l’immortalità digitale, richiedono ancora molti studi e molte migliorie tecnologiche, ma per esempio l’IA è già in grado di replicare le fattezze di una persona, come dimostrano tecnologie come il deep fake. L’evoluzione dell’IA porterà anche alla fine di alcune occupazioni così come le conosciamo oggi, per crearne di nuove che vedano l’uomo occupato nella parte di ideazione più che in quella operativa. L’uomo dovrà assicurarsi che le tecnologie rispondano e capiscano nel modo corretto per poi eseguire il compito per cui sono state progettate, liberando del tempo che le persone potranno usare per sviluppare le proprie potenzialità.
Sembra lontano anni luce, ma il futuro è sempre più vicino.
Quest'anno, in un workshop co-organizzato dall’MIT Media Lab ed NTT DATA intitolato Virtual Beings & Being Virtual, abbiamo parlato di queste tecnologie: dello stato dell’arte, delle possibili applicazioni per il bene dell’uomo e discusso delle questioni etiche.