UE e Digital Finance: verso un Mercato Unico Europeo | NTT DATA

mar, 13 settembre 2022

La sfida europea del Digital Finance Package e la rivoluzione finanziaria del domani

La crescente digitalizzazione sta spingendo l’Europa a colmare il divario tecnologico e normativo per quanto riguarda servizi finanziari e di pagamento: ecco i principali cambiamenti in atto.

A cura di Luca Pozzoli, Vice President Consulting

La pandemia da Coronavirus prima e la guerra in Ucraina poi hanno segnato gli ultimi anni: due eventi di natura così diversa ma dalla medesima portata impattante sulla vita di tutti, impongono una riflessione sulla necessità di un cambiamento radicale di consumi e abitudini. 
Tra le tante criticità emerse durante il periodo di lockdown dovuto alla pandemia da Covid-19, gli operatori del mercato UE hanno mostrato un significativo divario rispetto al mercato asiatico e americano, sia in termini di economia digitale, di efficacia e di distribuzione dei sistemi di pagamento sia relativamente alle modalità con cui questi operano in sicurezza (c.d. cyber security). 
In generale la crescita dei servizi digitali avviene secondo due linee di sviluppo: la prima è rappresentata dagli attori del mercato, caratterizzati da una grande dinamicità intrinseca. Tale fattore può essere definito come endogeno, poiché sono gli stessi player del mercato (ad esempio le c.d. Challenger Bank1), non solo locali (europei) ma globali, che ne definiscono gli spazi e le strade verso cui sviluppare ed evolvere i servizi del settore digitale: a loro bisogna guardare come punto di riferimento. 
L’altra – identificabile come esogena – è determinata da quella serie di interventi del Legislatore UE pensati per tutelare i consumatori e armonizzare, a livello europeo, il sistema digitale (ad es. dei pagamenti), ponendo l’attenzione sulle modalità con cui si svolge ogni singola transazione.
È soprattutto nel settore finanziario e nella sua digitalizzazione che il mercato UE ha manifestato un ritardo e una disparità regionale in termini legislativi, ovvero la pandemia ha reso evidente quanto ancora sia lontana una reale armonizzazione tra i diversi Paesi UE. 
La conflittualità interna europea, nonché le diverse velocità tecnologiche con cui i suoi Stati membri operano, hanno rappresentato per anni ostacoli quasi insormontabili, per quanto riguarda le politiche finanziarie e la sicurezza digitale, ma (forse) adesso qualcosa sta cambiando. 

Un esempio chiaro di questo cambiamento è dato dal differente uso della moneta, elettronica o cartacea tra Vecchio Continente e America o Asia. 
Difatti, mentre ancora oggi in gran parte degli stati dell’Unione Europea i pagamenti avvengono prevalentemente nella maniera tradizionale, tramite carta moneta o assegni, per il futuro si intravedono molte conferme che questa trasformazione digitale sia già in atto, allineando progressivamente molti Paesi europei a quanto già avviene in tutto il resto del mondo ed espressamente in Asia e USA. 
La chiave di successo della digitalizzazione dei servizi finanziari risiede anche nel capillare utilizzo di strumenti di pagamento digitali e dalla sicurezza intrinseca percepita dagli utenti.
L’esperienza maturata in altri mercati (digitali) mostra come sia cruciale rafforzare i presidi di cyber security che sempre più debbono anche garantire trasparenza nei confronti dei cittadini, affinché gli strumenti di pagamento digitali possano avere una rapida diffusione presso utenti e operatori.
La Commissione europea, conscia dei ritardi su tali temi, ha avviato nel 2020 uno stringente programma di interventi normativi (denominato Digital Finance Package) volto a colmare il divario europeo esistente a cui, per differenti ragioni, si è poi affiancato anche un’imponente opera di sostegno alla ripresa economica degli Stati UE, nota anche come Next Generation EU (di cui il PNRR è la sua declinazione italiana).

La digitalizzazione sta trasformando il mercato finanziario europeo

I 4 principi cardine della rivoluzione
In entrambi i programmi (sequenziali in ordine temporale, ma ispirati agli stessi principi) la Commissione europea ha presentato una serie di proposte per cercare di affermare, all’interno dello spazio economico europeo, alcuni elementi cardine da cui far partire la rivoluzione da tempo auspicata e che guideranno il cambiamento, con l’obiettivo di creare un nuovo mercato unico europeo per i servizi digitali: 
inclusività finanziaria di tutti i cittadini, sollecitando tutti gli Stati membri affinché avviino un percorso di trasformazione digitale attraverso l’emanazione di norme interne volte a snellire e rivoluzionare tecnologicamente la Pubblica Amministrazione.
competitività, definendo un nuovo spazio europeo basato sul cloud per i dati finanziari (oggi interamente in mano a norme e realtà americane) e rivedendo l’attuale regolamentazione in materia di Identità Digitale dei cittadini.
efficienza dei servizi, riducendo l’attuale frammentazione digitale nel settore finanziario, aprendo l’accesso a consumatori e imprese ai servizi di pagamento transfrontalieri, lanciando inoltre un progetto concreto e sicuro di euro digitale (c.d. stable coin). 
sicurezza nell’utilizzo degli strumenti di pagamento (rafforzando la protezione dalle frodi e avviando un programma specifico di cybersecurity (attraverso l’emissione del DORA - Digital Operational Resilience Act) ivi incluso la tutela dei dati personali. 

Un ulteriore obiettivo è anche quello di creare un pensiero comune, di trovare il giusto punto di incontro tra le banche tradizionali e quelle “nuove”, interamente digitali, nate in questi ultimi anni.
Si tratta di un insieme di temi e di principi strettamente interconnessi tra di loro, uno necessario all’altro e se anche una sola componente di questa catena viene a mancare vi è il rischio che questo obiettivo non possa essere raggiunto.
La richiesta di questa trasformazione, di notevole impatto economico, trova anche una sua collocazione temporale favorevole, avendo ciascun Stato membro anche l’opportunità di finanziare questo epocale cambiamento con il contributo offerto dal Next Generation EU.
Insomma, un impatto concreto sulla vita di tutti i giorni, dove anche il ruolo dei pagamenti diventa centrale affinché l’auspicata trasformazione digitale possa avvenire nella sua interezza. 
Nei prossimi anni quindi l’UE è chiamata ad agire in questa direzione, creando sistemi finanziari e di pagamento più aperti e competitivi, riducendo i costi delle transazioni e colmando il gap oggi esistente con i mercati asiatici e americani. 
La sfida finanziaria lanciata dalla Commissione Europea

Si è già ricordato come in questo contesto evolutivo dell’UE, la Commissione aveva identificato nel 2020 un pacchetto di linee guida e di intenti per il mercato finanziario, chiamato DFP – ovvero Digital Finance Package, riconducibile a sua volta in due “pacchetti” di azioni specifiche, denominati a loro volta, RPS o Retail Payments Strategy e DFS, ovvero Digital Finance Strategy, da attuare nell’orizzonte temporale dei successivi 5 anni (2021-26).
Concretamente, oltre ad approfondimenti specifici (RPS e DFS), questi intenti e linee guida descritti nel Digital Finance Package stanno trovando un’ulteriore naturale declinazione in normative o azioni specifiche volte a normare o indirizzare le tematiche di Cybersecurity, a spingere per una rapida adozione di sistemi di Fraud Prevention e Detection, a creare sistemi evoluti e digitali (attraverso l’adozione dell’AI) per l’antiriciclaggio (AML) e di contrasto al terrorismo (CTF), avviando la revisione della normativa europea sull’identità digitale (eIDAS), proponendo di creare un cloud europeo e iniziando la sperimentazione sull’euro digitale.
Temi sicuramente complessi che meritano di essere esaminati in successivi approfondimenti monotematici.
A oggi (settembre 2022) il percorso tracciato non si è ancora espresso in direttive e/o altri interventi di natura giuridica definitiva, ma ci si aspetta per i prossimi mesi un primo passo concreto con l’emissione del DORA e di un pacchetto denominale come PSD3 (entrambi i rilasci sono previsti per la fine 2022) l’imminente revisione dell’attuale normativa PSD2 che a distanza di 7 anni dalla sua emanazione non ha ancora avuto, nelle diverse declinazioni nazionali, una piena attuazione d’intenti né una sua piena realizzazione.

 

Note

1. Le Challenger Bank sono Fintech dedicate al retail banking, nate da e con un approccio omnichannel. I primi contatti con il cliente si fondano su questo elemento in grado di fornirgli un’unica esperienza interamente digitale dalla scoperta del brand all’onboarding dei servizi.


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