CSR Directive: Normativa UE per la Sostenibilità | NTT DATA

mar, 28 novembre 2023

CSR Directive: la rivoluzionaria normativa UE per la sostenibilità che spinge all’innovazione

La nuova Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) introdurrà diverse novità concernenti gli obblighi di comunicazione di informazioni di carattere non finanziario, e amplierà notevolmente il perimetro di aziende coinvolte nella redazione dell’informativa di sostenibilità rispetto all’attuale NFRD (Non-Financial Reporting Directive). Scopri in questo articolo il contenuto della direttiva e come la tecnologia può aiutare le aziende ad adeguarsi a questa transizione.

Cos’è la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e quali aziende ne sono impattate

A cura di Noemi Pagliuca, Sustainability & Green Tech Lead  e Alice Turati, Innovation Analyst

L‘entrata in vigore della nuova CSRD desta non poche preoccupazioni, in particolare da parte di molte piccole e medie imprese che ancora non hanno approcciato una sistematizzazione della raccolta di dati ESG. Un recente sondaggio ha rivelato che il 20% delle PMI non sa cosa indichi il termine “ESG”, mentre il 75% non ha ancora definito degli obiettivi in questo ambito.  Tuttavia, è importante capire quali siano i benefici di questa nuova direttiva e come la tecnologia possa supportare le imprese nella sua implementazione.  
La direttiva è stata introdotta per garantire che le aziende siano più trasparenti riguardo alle loro performance sostenibili, e per aiutare gli investitori e gli stakeholder a prendere decisioni informate potendo più facilmente comparare le dichiarazioni di sostenibilità. Tuttavia, la complessità della CSRD è risultata evidente fin da subito. Questo ha spinto alcuni parlamentari europei a chiedere un allentamento sulle disclosure obbligatorie e sul numero di piccole e medie imprese che avrebbero dovuto adeguarsi alla nuova direttiva. Mentre la prima mozione è stata respinta, il 17 ottobre 2023 la Commissione Europea ha adottato una Delegated Directive (C(2023)7020) che ha di fatto alzato i criteri minimi relativi allo stato patrimoniale e al fatturato netto, riducendo così il numero di PMI incluse nella CSRD. Questo cambiamento si è reso necessario per adeguare i parametri all’inflazione degli ultimi 10 anni.  L’implementazione avverrà in più fasi, anche per tenere conto dello sforzo richiesto alle piccole imprese. Si partirà, infatti, dalle grandi entità dell’UE nel 2025, arrivando poi nel 2029 alle PMI e alle grandi filiali di società non UE presenti nel territorio comunitario.

Le novità della CSRD: Scope 3, Economia Circolare e Biodiversità

Gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), ossia le specifiche di rendicontazione della CSRD, hanno introdotto delle importanti novità. In primo luogo, diventa obbligatoria la rendicontazione delle emissioni facenti parte della categoria Scope 3, le più impattanti nel ciclo di vita dei prodotti e dei servizi. Tali emissioni risultano le più difficili da calcolare a causa delle molteplici modalità di raccolta delle informazioni e della difficoltà nell’identificare i fattori emissivi corretti. Lo Scope 3, infatti, richiede alle aziende di valutare l'impatto ambientale delle proprie catene di fornitura e delle attività ad esse connesse, ma anche di stimare le emissioni derivanti dall’uso e smaltimento del prodotto. 

Un altro punto fondamentale che la CSRD mette in luce è l'importanza della biodiversità e dell'economia circolare (CE) come elementi chiave delle strategie sostenibili delle imprese. Gli ESRS E4 si concentrano sull’impatto delle attività delle società sulla biodiversità, chiedendo tra i vari punti di indicare quale sia il piano strategico messo in atto per limitare questi effetti e di dichiarare quali siano le conseguenze sociali connesse agli impatti negativi. Gli ESRS E5 richiedono alle aziende di descrivere i processi adottati per identificare e valutare gli impatti, rischi ed opportunità significativi correlati all’uso delle risorse ed all’economia circolare. Questo tema è particolarmente rilevante per quelle aziende che consumano grandi quantità di materiali nei processi produttivi o dipendono da materiali critici per le attrezzature utilizzate nelle loro attività. Sebbene nell’ultimo periodo l’attenzione alla circolarità sia cresciuta, uno studio ha evidenziato che solo il 22% delle aziende è pronto a riportare quantitativamente le proprie performance nell’ economia circolare, e nessuna di esse copre tutti gli argomenti richiesti o descrive una strategia circolare aziendale nei propri rapporti di sostenibilità.   Questa nuova richiesta spingerà infatti le aziende a prendere atto delle lacune nella raccolta dati e nella definizione di un approccio strutturato e strategico per rendere più circolare la propria catena del valore. 

Tuttavia, le disclosure da riportare non saranno uguali per tutti, in quanto le linee guida di settore e la matrice di doppia materialità dirigeranno l’analisi dei temi da rendicontare. Quest’ultima rappresenta un’ulteriore novità introdotta dalla CSRD che chiede alle società di individuare le tematiche materiali attraverso due lenti: da un lato valutando come gli eventi esterni all’azienda possano impattarla (prospettiva Outside-In), dall’altro guardando l’impatto che le proprie attività possono avere su ambiente e società (prospettiva Inside-Out). Nel primo caso rientrano, ad esempio, i cambiamenti climatici, i costi dell’energia e la disponibilità di materie prime; nel secondo caso troviamo, invece, le emissioni di gas serra, l’impatto sulla biodiversità, i diritti sindicali e la sicurezza sul luogo di lavoro.

Come affrontare la transizione alla CSRD? Il ruolo cruciale della tecnologia

L'interazione tra la CSRD e l’utilizzo di strumenti tecnologici è un aspetto fondamentale da tenere in considerazione per poter affrontare al meglio gli obblighi di disclosure. La raccolta, l'elaborazione e la divulgazione dei dati ESG richiesti dalla CSRD necessitano di una solida infrastruttura tecnologica. Molte aziende stanno adottando soluzioni software avanzate e l'intelligenza artificiale per gestire in modo efficiente le informazioni richieste dalla Direttiva. Queste tecnologie consentono di automatizzare il processo di raccolta e analisi dei dati, riducendo al minimo gli errori e migliorando l'accuratezza dei report di sostenibilità.
Inoltre, la CSRD sta spingendo all'adozione di tecnologie come l'Internet of Things (IoT) e la Blockchain per migliorare la tracciabilità e ottenere risultati più accurati. Queste tecnologie consentono alle aziende di monitorare in tempo reale le proprie performance ESG, garantendo dati più affidabili e verificabili. La Blockchain, in particolare, offre una maggiore sicurezza e trasparenza nella gestione dei dati, contribuendo così a costruire la fiducia tra le parti interessate.
Recenti studi indicano che il 69% degli investitori ha manifestato l'intenzione di incrementare gli investimenti in aziende capaci di gestire con successo le questioni legate alla sostenibilità, in relazione alle performance e prospettive aziendali. Inoltre, il 67% sarebbe propenso ad aumentare gli investimenti in aziende che modificano il loro comportamento per avere un impatto positivo sulla società o sull'ambiente.  Pertanto, le imprese interessate a mitigare i notevoli rischi associati alla conformità ESG, sfruttando al contempo le immense opportunità strategiche legate alla sostenibilità, devono considerare l'integrazione della tecnologia nelle proprie operazioni.

L’evoluzione del reporting ESG: qualche suggerimento pratico

La metodologia di adattamento alla CSR Directive che proponiamo, si può suddividere in tre macrofasi: assessment di doppia materialità – menzionato sopra, gap analysis e pianificazione delle azioni da intraprendere per colmare le lacune. 
Il primo passaggio consiste nel condurre l’analisi della doppia materialità, che, sebbene non sia particolarmente complicata, può richiedere del tempo per il coordinamento dei diversi stakeholder da coinvolgere. I risultati indicano il numero di requisiti materiali che dovranno essere obbligatoriamente rendicontati.
Contemporaneamente, le imprese dovrebbero intraprendere un'approfondita analisi dei gap informativi. L'analisi dei gap, di complessità variabile, consiste nel comparare i requisiti ESRS rispetto al report attuale e ai dati aziendali esistenti, identificando le aree con maggiori lacune informative. Tale analisi è poi strumentale a diversi scopi: dal creare un repository dinamico di tutti i KPI e delle fonti dati, al supportare il processo di auditing. Gli indicatori ESRS possono essere mappati rispetto ai requisiti di divulgazione volontaria come il TCFD (Task-force on Climate-Related Financial Disclosures) e il CDP (Carbon Disclosure Project), insieme alla relazione finanziaria dell'azienda. Per ottimizzare gli sforzi e creare sinergia sui data point comuni a più standard, gli indicatori ESRS possono essere mappati rispetto ai requisiti di divulgazione volontaria come il TCFD (Task-force on Climate-Related Financial Disclosures), il CDP (Carbon Disclosure Project) e i GRI (Global Reporting Initiative). Fino all’effettiva entrata in vigore della CSRD, infatti, la dichiarazione non finanziaria potrà ancora essere impostata secondo vari quadri di reporting esistenti, a discrezione delle aziende.
Consigliamo di condurre la gap analysis non solo sui temi materiali emersi dal double materiality assessment, ma anche sul resto dei data point, per arrivare preparati a tutte le eventuali normative emergenti in ambito sostenibilità o disclosure volontarie, non solo a livello europeo, ma anche a livello nazionale e internazionale.

Oltre la CSRD: CSDDD – Una due diligence di sostenibilità

Accanto alla CSRD, a febbraio del 2022 il Parlamento e il Consiglio Europeo hanno avanzato la proposta di Direttiva denominata Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), che impone alle aziende di identificare, mitigare e segnalare l'impatto delle loro operazioni e catene di approvvigionamento su diritti umani e ambiente. La CSDDD è stata adottata dal Parlamento Europeo il 1 giugno 2023.  
CSRD e CSDDD verranno applicate congiuntamente dalle aziende impattate: mentre la prima obbliga a pubblicare tutte le informazioni di sostenibilità ambientale e sociale, rimanendo abbastanza generica riguardo la catena di fornitura, la CSDDD si concentra sulla creazione di una forma di due diligence che copra tutti gli aspetti ESG, con controlli e adempimenti volti a evitare danni all'ambiente e alle persone derivanti dalle attività aziendali.
La Direttiva dovrebbe diventare operativa nel 2024. Da quel momento, gli stati membri avranno due anni per recepirla ed integrarla nelle legislazioni nazionali. Quindi, la CSDDD entrerà in vigore per le prime aziende dal 2026. 
Le aziende UE impattate saranno quelle con almeno 500 dipendenti e un fatturato netto di 150 milioni di euro, e quelle con più di 250 dipendenti e un fatturato di oltre 40 milioni di Euro che operano in settori ad alto rischio (in riferimento alla loro catena di fornitura). Per queste ultime, la conformità alla CSDDD diventa obbligatoria a partire dal 2028.
Il monitoraggio dell'applicazione della CSDDD sarà gestito dalle autorità di regolamentazione di ciascun Stato membro, responsabili della verifica della conformità alle normative. Tali organizzazioni avranno il potere di imporre sanzioni pecuniarie per la mancata osservanza del dovere di diligenza sulle catene di approvvigionamento, e le aziende potranno essere esposte a responsabilità qualora non riescano a prevenire, mitigare e/o porre fine al rapporto con i fornitori . 
La CSDDD impone una serie di requisiti fondamentali per le imprese, tra cui:

  • integrare gli obblighi di diligenza nelle proprie politiche di gestione
  • individuare e valutare i rischi legati alla sostenibilità nelle operazioni e nelle catene di approvvigionamento
  • attuare misure per mitigare e prevenire tali rischi
  • redigere ed adottare un piano che garantisca un modello di business e una strategia aziendale compatibili con gli obiettivi di transizione ad un’economia sostenibile, e limitare il riscaldamento globale a 1,5 ºC conformemente all’Accordo di Parigi
  • La CSDDD enfatizza che la due diligence è un elemento essenziale della sostenibilità aziendale. Non si tratta solo di conformarsi alla legge, ma di assumersi la responsabilità dell'impatto che le imprese generano sulla società e sull'ambiente.

Aiutiamo le aziende ad affrontare il futuro con sicurezza

Le aziende si ritrovano a dover orientarsi in un contesto dinamico e non sempre chiaro riguardo la conformità normativa alla sostenibilità, dovendo coniugare le tempistiche di una stringente regolamentazione ad una sempre più necessaria innovazione strategica. La CSRD sta preparando il terreno per una nuova fase nel reporting ESG, e le aziende non dovranno solo adattarsi, ma evolvere.
NTT DATA può supportare le aziende nelle loro iniziative di digitalizzazione, sfruttando i propri acceleratori, le partnership strategiche e le competenze interne per rendere i processi di adozione più agili, traguardando gli sfidanti obiettivi di rendicontazione ESG.


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