Oggi racconta la sua storia Paola Mattei, Software Developer Engineer Consultant
Ero una studentessa di Ingegneria Informatica come tanti altri, poi un giorno è arrivata una notizia che ha cambiato per sempre la mia vita, la diagnosi di sclerosi multipla. È stato come ricevere uno schiaffo, come cadere improvvisamente in una buca molto grande.
Per carattere ho sempre avuto la tendenza a tenere tutto sotto controllo e per la prima volta nella mia vita questa diagnosi mi ha dimostrato che non è assolutamente così.
La mia prima reazione è stata di rifiuto verso la malattia, anche perché era difficile capire e gestire i sintomi, ma poi con il tempo ho capito che ci dovevo convivere e che per stare bene dovevo vivere qui e ora, pensando un giorno alla volta.
Per arrivare a questa consapevolezza ho dovuto fare un lungo percorso, anche perché sul mio cammino ho trovato altri ostacoli.
Anche a causa di un professore che non credeva nelle mie capacità e che non pensava che l’ingegneria fosse la strada per me, avevo interrotto gli studi, nonostante mi piacesse il percorso che avevo intrapreso. Oggi posso dire che si sbagliava.
L’anno in cui sono arrivata in NTT DATA, infatti, è stato una svolta non solo professionale, perché è stato un anno ricco di soddisfazioni che mi hanno fatto capire che finalmente ero cresciuta, ero andata avanti. Innanzitutto mi sono sposata, una cosa che desideravo da tanto (come il mio attuale marito sa bene perché gliene parlavo in continuazione!), poi mi sono presa una bella rivincita proprio su quel professore che non pensava mi sarei laureata. Mentre lavoravo ho passato gli ultimi due esami mancanti, compreso quello di Fisica, proprio la materia del professore che aveva segnato la mia carriera universitaria anni prima e che ora era assegnata ad un altro docente. Così, ho deciso di togliermi un sassolino dalla scarpa e andare nel suo ufficio per dirgli che mi stavo per laureare.
Nonostante, come mi aspettavo, non mi abbia dato particolare credito per il mio traguardo, sono stata contenta di aver dimostrato che non solo si sbagliava, ma anche che non mi ero fatta abbattere dal suo giudizio e avevo trovato la spinta per andare avanti sulla strada che avevo scelto.
A volte il nemico da sconfiggere è dentro di noi
Al mio arrivo in NTT DATA, ci ho messo un po’ per adattarmi alla nuova quotidianità e per scrollarmi di dosso le insicurezze e le false convinzioni che mi influenzavano, a volte anche senza che me ne accorgessi. I primi giorni vivevo un po’ la sindrome della “ultima arrivata”, avevo difficoltà a farmi avanti perché ero circondata da persone che lavoravano su quelle attività da più tempo di me. Anche il peso delle mie terapie si faceva sentire. Ero passata da lavorare a pochi minuti da casa a fare più di un’ora di viaggio ogni giorno e questo mi creava delle ansie, perché vivevo la distanza come un ostacolo soprattutto in quei momenti in cui il mio corpo mi faceva capire che era ora di fare una pausa.
È stato mio marito, un giorno, a darmi il consiglio di cui avevo bisogno in quel momento: “Paola, questa per te è un’occasione” mi ha detto, “prenditi del tempo per entrare bene nei meccanismi di questo lavoro, non avere fretta!”. Ovviamente, aveva ragione.
Con il tempo ho capito che tutti quei dubbi erano solo dentro di me e che sul lavoro mi vedevano in maniera molto diversa, e molto più positiva, di quanto io non facessi con me stessa.
Oggi sono in un team fantastico, quasi tutto al femminile, in cui ci aiutiamo a vicenda in ogni aspetto del progetto e in cui si è creato anche un bel rapporto di amicizia, cosa che è di grande aiuto soprattutto nei momenti no. È stato proprio grazie al rapporto che si è creato in questo gruppo che ho imparato a dire quando non sono in grado di fare qualcosa, perché so che non vengo giudicata. Sembrerà strano, ma mi piace tenere un quaderno per ognuno dei miei colleghi, dove segno ciò che ciascuno di loro mi ha insegnato, per non rischiare di scordarlo. Quando l’ho detto al mio team sono rimasti tutti stupiti, ma la cosa più bella è stata sapere che anche io avevo insegnato qualcosa a loro, perché credo che condividere ciò che sappiamo con gli altri sia uno degli aspetti più importanti del lavoro di squadra.
Di recente ho anche scoperto una nuova passione, quella per la formazione, tutto grazie a un corso interno sulla reportistica dedicato ad alcuni manager. Quando mi è stato detto: “Paola, perché questo corso non lo tieni tu?” non mi sembrava vero! Ammetto che i primi momenti ero un po’ agitata dal fatto di trovarmi davanti a un pubblico, seppur ristretto, ma ne è assolutamente valsa la pena per la soddisfazione di vedere che alla fine avevo fatto un buon lavoro e che anche chi ha partecipato è stato contento del risultato. Questa prima esperienza mi ha spinto a volerne sapere di più e migliorarmi ulteriormente in questo ambito. Sicuramente nel mio futuro vedo un corso da formatrice: mi piace stare a contatto con le persone e condividere ciò che ho imparato con gli altri.
Guardandomi indietro, sono fiera delle mie conquiste, alcune possono sembrare piccole, ma ognuna di loro è stata un passo verso una maggiore serenità: ora sopporto i miei acerrimi nemici, gli aghi, e ho imparato a essere meno critica con me stessa.
Ho smesso di preoccuparmi di non stare bene e ho imparato a gestire le situazioni che mi creavano ansia: è stata una grande lezione, perché ho capito semplicemente che alcune cose non volevo farle perché non mi piacevano e così sono riuscita anche a buttarmi di più in ciò che volevo fare davvero.
Poi, ora posso dire davvero di essere cresciuta: eh sì, perché nel frattempo sono anche diventata mamma!
Quando tutto cambia… in meglio
La maternità era una cosa che desideravo tanto e, visto che non ci sono controindicazioni legate alla mia patologia, ho deciso di provarci. La gravidanza è stata un’esperienza emozionante: ad ogni controllo era una gioia infinita sapere che qualcuno dentro di me stava bene. È stato un periodo positivo anche per la mia patologia, perché nel decorso conta molto anche il benessere psicologico e io ero al settimo cielo!
La mia bimba oggi cresce a vista d’occhio giorno dopo giorno, a una velocità che non sembra possibile. Spero, un giorno, di poterle trasmettere la serenità nell’affrontare la vita che io sto costruendo passo dopo passo. Oggi, però, è ancora lei la mia cura.