Oggi racconta la sua storia Elisabetta Medda, Marketing & Communication Specialist
Se da bambina mi avessero detto che un giorno avrei lavorato in un’azienda tecnologica, non ci avrei mai creduto. Il mio sogno nel cassetto era diventare una scrittrice e proprio sognando un futuro colmo di best seller passavo ore a scrivere romanzi gialli e rosa.
Mi affascinava tutto ciò che era legato alla comunicazione: immaginavo i pubblicitari che nei loro uffici inventavano lo slogan per un nuovo biscotto, o per un rossetto alla moda; mi sembrava un lavoro curioso e divertente e un giorno sognavo di poter fare lo stesso.
Fin da piccola, quindi, ho sempre cercato di seguire le mie passioni, impegnandomi al massimo per soddisfare la mia curiosità e la mia voglia di conoscere. Dal liceo classico non potevo che proseguire i miei studi in Lettere Classiche, perché mi appassionava l’idea di lavorare nella promozione dei beni culturali, in archivi, biblioteche, musei, luoghi ricchi di storia.
Proprio per raggiungere questo obiettivo, avevo deciso di diplomarmi all’Archivio di Stato in Archivistica, Paleografia e Diplomatica e, poco dopo, ho iniziato a lavorare per un archivio che si occupava di gestire e conservare i documenti delle aziende, un lavoro che mi ha dato l’opportunità di gestire per la prima volta un team di persone e che per qualche mese mi ha anche portato a vivere a Milano.
Poi, come succede spesso, la vita mi ha messo di fronte ad una scelta che avrebbe cambiato tutto.
Mai fermarsi, anche quando tutto sembra essere fuori controllo
A causa di gravissimi problemi di salute nella mia famiglia, ho deciso di lasciare il lavoro a Milano, nonostante mi piacesse molto.
Improvvisamente mi sono ritrovata triste e piena di preoccupazioni, senza nulla che mi distraesse da quello che stava succedendo. Così, quando, un po’ per caso, mi hanno proposto un lavoro temporaneo di scrittura testi ho subito accettato. Lavorare mi ha aiutato molto in quel periodo, perché mi ha dato la sensazione di avere ancora qualcosa sotto controllo quando tutto il resto non lo era.
Poi, passata la bufera, inizia una nuova avventura in NTT DATA, per lavorare in ambito amministrativo.
Dopo un po’ di tempo, arriva la prima vera sfida al mio animo classicista: diventare tester per un progetto che doveva essere chiuso a breve.
Dopo aver pensato: “un tecnico? Io?!” ho deciso di buttarmi, anche se il tempo era poco e c’era tanto da imparare. Da un progetto ne sono arrivati altri e, facendo appello a tutta la mia flessibilità, sono riuscita a reinventarmi e a sfruttare la mia esperienza, seppur lontana dal mondo della tecnologia, anche in questo nuovo ruolo. Certo, il mio percorso classico mi rendeva diversa da tutti i miei colleghi abituati a vivere in un mondo fatto di codice, ma credo che proprio quegli studi mi abbiano dato l’apertura mentale per adattarmi, essere sempre pronta a imparare cose nuove e la disciplina per continuare a impegnarmi anche quando i risultati non arrivavano nell’immediato.
Dopo la maternità un nuovo inizio
Erano diversi anni che ricoprivo un ruolo tecnico e sembrava che il mio primo amore per la scrittura fosse finito in un cassetto. Appena rientrata dalla seconda maternità, mi si è presentata l’opportunità di unire lavoro e passione entrando nel team marketing, di cui faccio parte ancora oggi. Non mi sembrava vero! Ero per la seconda volta mamma e sicuramente non mi aspettavo un cambio di ruolo, ma ho avuto subito l’impressione di aver finalmente trovato il posto giusto per me. Ho l’opportunità di scrivere e di entrare in contatto con tante persone di aree aziendali e sedi diverse, di imparare sempre qualcosa di nuovo. Tra le attività che oggi mi danno più soddisfazione c’è la gestione delle iniziative legate alla sostenibilità, come il Coding nelle scuole, che mi danno la sensazione di riuscire a contribuire in modo concreto alla società e all’ambiente anche attraverso il mio lavoro.
Sono l’unica mamma del team e questo rende sicuramente la mia vita ricca di imprevisti, ma la maternità mi ha anche aiutata ad esercitare alcune doti che mi sono tornate molto utili nella mia vita professionale. La cosa che manca di più a noi mamme, infatti, è il tempo e questo mi ha insegnato a concentrarmi al massimo per ottimizzare ogni momento disponibile e ad organizzarmi al meglio, oltre ad esercitare quotidianamente il problem solving e… tanta pazienza!
Essere una mamma lavoratrice durante il lockdown è stata un’esperienza non facile tra stanchezza e sensi di colpa, perché mi sembrava, nonostante fossimo tutti insieme 24 ore al giorno, di non riuscire a dedicare alla mia famiglia del tempo di qualità. Nonostante le prime difficoltà siamo riusciti tutti insieme a trovare un equilibrio e ora spero di poter continuare a prendere il meglio dai due mondi: penso che alternare presenza e lavoro da casa può essere una ricetta vincente per chi, come un equilibrista, cerca di bilanciare lavoro e famiglia.
La sorpresa più grande a volte è dentro di noi
Sono contenta di ogni svolta del mio percorso, perché oggi mi permette di fare un lavoro che sento mio, come un vestito tagliato e cucito su misura per me.
In ogni lavoro il primo passo per essere soddisfatti è sicuramente dare sempre il massimo, ma non bisogna temere di affrontare sfide nuove o attività che a prima vista sembrano lontane anni luce: dentro ognuno di noi c’è un mondo da scoprire, che può riservare grandi soprese.