Oggi racconta la sua storia Cristiana Rizzo, Director Sap&Enterprise Solution
Il mio percorso non è stato quello tipico che ci si aspetterebbe nel settore tecnologico. Fin da giovanissima, ho sempre visto il lavoro come un’opportunità di conoscere e imparare e già al liceo ho cominciato a fare qualche piccolo lavoretto, come la cameriera o l’animatrice di centro estivo.
Poi mi sono iscritta a Giurisprudenza ma, nonostante mi interessasse molto, non ho mai concluso gli studi. Al secondo anno di università, un po’ per esigenze familiari, un po’ per la mia voglia di indipendenza, ho iniziato a lavorare, abbandonando la vita da studentessa. Non nascondo che ogni tanto ho pensato di provare a riprendere a studiare, ma ho capito che non potevo sacrificare la mia vita sociale, non avrei mai potuto rinunciare alle serate tra amici o allo svago dopo il lavoro, mi piace troppo la compagnia e non avrei avuto la concentrazione necessaria per lavorare di giorno e studiare la sera.
Dopo aver iniziato a lavorare, mi sono imbattuta per caso in SAP, che mi ha portato a ciò che faccio oggi. All’inizio il mio non essere laureata mi faceva sentire diversa, perché gran parte dei miei colleghi aveva finito l’università.
Con il tempo, ho iniziato a vedere questa mia diversità in un’accezione positiva, perché è vero che non sono riuscita a completare il percorso di studi che avevo iniziato, ma il fatto di non avere una formazione tecnica ha stimolato la mia innata curiosità, spingendomi a chiedere, confrontarmi, imparare tutto ciò che potevo.
Oggi so che sicuramente l’estrazione di una persona è importante, ma lo sono ancora di più le qualità innate: il cuore di ogni progetto sono sempre coloro che ci lavorano e, oltre alle competenze, spesso è proprio questo a fare la differenza.
Proprio per questo, per me sono sempre stati molto importanti l’ascolto, il sentirsi liberi di esprimersi, la possibilità di confrontarsi. Ero alla ricerca di un posto che condividesse questi stessi valori e così nel 2018 sono arrivata in everis, che ora è NTT DATA, e le mie aspettative non sono state deluse. Ho trovato un ambiente che incoraggiava le persone a parlare, a sentirsi coinvolte e a risolvere i problemi attraverso il dialogo.
Apertura, ascolto, entusiasmo: gli ingredienti per una squadra vincente
La cosa che mi piace di più del lavoro che faccio oggi è la possibilità di lavorare in squadra, perché si condividono successi e problemi, cosa che permette di affrontare tutte le situazioni più facilmente. Ammetto di non essere bravissima in questo, perché per carattere mi piace essere sempre preparata in ogni evenienza, quindi per me è difficile non rispondere al richiamo di una mail in arrivo, o di una notifica.
l lavoro in team, però, mi ha insegnato proprio il valore della condivisione, che significa anche non prendere sempre tutto il peso su di sé e cercare di mantenere un buon bilanciamento tra vita lavorativa e privata, ritagliando spazio per le proprie passioni, nel mio caso i viaggi, senza contare ovviamente gli affetti familiari, sempre al primo posto.
Sempre a proposito di confronto, una delle cose più belle è lavorare con i più giovani, alle loro prime esperienze. Hanno un entusiasmo che forse noi, presi dalle scadenze e dalla routine, a volte dimentichiamo, ma che loro vivono in ogni cosa che fanno, anche in quelle che possono sembrare più semplici e banali. Stare con loro è una vera e propria carica di energia e per questo vorrei dire a tutti coloro che stanno iniziando la propria carriera adesso di non dimenticare mai questo entusiasmo e di non perdere mai di vista l’aspetto umano di ogni lavoro: anche i gesti più banali, come chiedere a qualcuno “Come stai?” o dimostrarsi disponibili ad ascoltare, possono fare la differenza nel creare un ambiente in cui le persone vogliono restare.