L’importante è mettersi in gioco: la storia di Raffaella | NTT DATA

mar, 09 gennaio 2024

L’importante è mettersi in gioco: la storia di Raffaella

Anche se non sempre le cose vanno secondo i piani, prendere decisioni mantenendo la mente aperta permette di trovare strade nuove da percorrere.

Una passione che si trasforma

Oggi racconta la sua storia Raffaella Ayroldi, Functional Tester

Le svolte inaspettate hanno definito un po’ il mio percorso, che mi ha portato a vivere a metà tra sport e tecnologia. Fin da quando ho iniziato a giocare a 9 anni, la mia più grande passione è sempre stata la pallavolo, che portavo avanti parallelamente agli impegni di studio. Lasciarla non era sicuramente nei piani ma, come spesso accade, gli infortuni hanno decretato la fine del mio futuro agonistico, anche se avevo solo 16 anni. Sul campo di pallavolo, però, ci sono rimasta in una veste del tutto diversa. La mia è una famiglia di arbitri, da mio papà, a mio fratello, a mio zio. Così, quando ho smesso di giocare, mio padre mi ha detto: “Perché non provi anche tu a diventare arbitro?” 
Da quel giorno è davvero cambiato tutto: ho seguito il corso, iniziato ad arbitrare le prime partite e, nel giro di poco, con pro e contro, sono diventa un arbitro a livello nazionale. È un ruolo che mi ha fatto crescere in fretta, perché fin da subito ho deciso di intraprenderlo nella maniera più seria possibile e questa scelta ha definito diversi aspetti della mia vita: dai più banali, come rinunciare ad una festa o ad un’uscita il sabato sera perché la domenica mattina alle 8 dovevo essere in campo, a quelli più importanti, come rinunciare a un periodo di studio all’estero per non interrompere la stagione agonistica. 

Nonostante le rinunce, rifarei il percorso che ho fatto; ma ovviamente a 20 anni non è sempre semplice accantonare un pezzo di vita che fa parte di quell’età, vedendo le amicizie diradarsi perché in molti momenti di socialità non potevo essere presente o perché non tutte le persone comprendevano.

A volte mi capita di pensare che, magari, in alcune occasioni, avrei potuto rivedere le mie priorità per avvicinarmi di più alla vita che facevano i miei coetanei, ma so che l’arbitraggio mi ha dato qualcosa di importante, mettendomi alla prova nel prendere decisioni e nel relazionarmi con persone diverse, di qualsiasi età, nazionalità, ruolo.
Oltre all’aspetto tecnico e normativo, è un ruolo che insegna a osservare le persone e comprendere come comunicare al meglio con loro e a valutare in quali situazioni intervenire e in che modo.

Dalla curiosità nasce un lavoro

Questa esperienza mi ha permesso di imparare ad affrontare nel modo giusto anche le sfide professionali, un altro punto di svolta importante. Dopo una laurea in Lingue e una in Filologia Moderna, mi sono avvicinata al mondo della tecnologia da autodidatta, perché l’innovazione mi ha sempre incuriosita. Oggi lavoro nella Quality Assurance in NTT DATA e, sicuramente, la liceale che sognava di fare l’interprete non si sarebbe mai aspettata di fare questo lavoro un giorno, ma alla fine l’epilogo più inaspettato si è rivelato molto affine sia alla mia personalità sia alle mie aspettative rispetto a ciò che volevo trovare nel lavoro che mi piace. 

Sono molto curiosa, quindi avere la possibilità di essere in un settore che evolve in continuazione e mi permette di provare cose diverse è davvero stimolante per me. È proprio questa curiosità a darmi la spinta, a dirmi di non fermarmi davanti a qualcosa solo perché è nuova e non la conosco.

Per me, infatti, è sempre stato fondamentale guardare la vita non come una strada a senso unico, in cui è possibile andare avanti solo sul percorso già definito, ma con una mente aperta, pronta a esplorare ogni opportunità.


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