Non perdere mai l’entusiasmo: la storia di Alessandra | NTT DATA

mar, 06 febbraio 2024

Non perdere mai l’entusiasmo: la storia di Alessandra

Da mamma, in alcuni momenti stare dietro a tutto sembra impossibile, ma questo non significa che non si possano cogliere nuove sfide professionali e raggiungere traguardi importanti.

Anche accettando nuove sfide si sconfigge il pregiudizio

Oggi racconta la sua storia Alessandra De Luca, Lead Cloud Architect

Essere diventata mamma non mi ha mai frenato nel cogliere nuove sfide professionali, anzi, alcune delle svolte più importanti della mia vita lavorativa sono capitate proprio nei momenti in cui anche il mio ruolo di mamma si è trasformato.
Quando sono arrivata in NTT DATA era un momento molto stimolante per la sede, perché proprio in quel periodo si stava costituendo il centro di competenza sull’Open Source. Per me è stata un’esperienza estremamente bella iniziare un percorso in un’area che stava nascendo in quel momento, sono stata tra i primi a farne parte. Era tutto nuovo, dinamico, molto differente dalle mie esperienze lavorative precedenti. 
È stato un periodo ricco di nuove sfide professionali, che sono culminate nella nascita del Google Cloud Competence Center, un avvenimento che per me ha coinciso con un momento importante della mia vita personale, perché ero appena rientrata dalla seconda maternità.
Ero determinata a cogliere questa opportunità, quando sei mamma sembra che tutti pensino “Eh, ora avrà meno tempo da dedicare al lavoro”. Invece io credo che non sia così e volevo dimostrarlo. L’aumento di impegni e responsabilità quando si ha una famiglia è innegabile, ma questo non significa che anche una mamma non possa mettersi in gioco e così ho deciso di iniziare un percorso formativo per diventare Professional Cloud Architect di Google, alla fine del quale avrei dovuto affrontare un esame per ottenere la certificazione. 

La fatica è stata tanta, perché agli impegni lavorativi e familiari si è aggiunto lo studio, per cui dovevo riuscire a ritagliarmi del tempo e a cui dovevo dedicarmi con concentrazione. All’inizio non è stato facile far capire ai bambini che mentre mamma studiava non poteva giocare con loro, ma con il tempo sono riuscita a trovare un mio equilibrio: aspettavo l’ora della nanna e studiavo dalle dieci di sera in poi, con un bel pieno di caffeina. Il giorno dell’esame finalmente si è concluso questo periodo così impegnativo, con una doppia soddisfazione: non solo ho ottenuto la certificazione, ma sono stata anche la prima donna in NTT DATA a raggiungere questo risultato su Google Cloud.

Quando ho detto a casa che avevo superato l’esame, l’entusiasmo è stato moltiplicato dalla gioia di tornare a passare più tempo tutti insieme. Mia figlia era al settimo cielo perché finalmente potevamo tornare a giocare e io pure, perché non dovevo più sacrificare il weekend per recuperare ore di studio e potevo dedicarmi di più alla famiglia. 

Lo smartworking, una nuova dimensione per tutta la famiglia

Di recente ho rifatto questo percorso per riconfermare la certificazione e devo dire che sono state due esperienze molto diverse. Il fatto che nel frattempo i miei figli siano cresciuti ha semplificato le cose, la prima volta è stata una bella sfida riuscire a star dietro a tutto.

Come mamma che lavora, ho trovato una mia dimensione che funziona, anche se non nascondo che a volte la stanchezza si sente. Nel mio caso, ha aiutato sicuramente pensare come una squadra, ognuno, anche i bambini, collabora e sa qual è il suo ruolo all’interno della famiglia.

Lo smart working è un altro aiuto prezioso, posso assicurarlo avendo vissuto in prima persona cosa vuol dire essere mamma pre e post Covid.
Prima uscivo di casa ogni mattina alle 8 e rientravo la sera ad ora di cena, perché mentre tornavo a casa ne approfittavo per sbrigare qualche commissione. Mia figlia andava all’asilo, poi stava con i nonni  alla fine passavamo insieme un po’ di tempo prima che andasse a letto, perché poi tutte e due ci saremmo alzate presto il mattino dopo. Mi sembrava di non vivere a pieno i bambini, anche se sono sempre stata convinta che non conti tanto la quantità del tempo che si dedica alla famiglia, ma la qualità.
Adesso invece non è più così, il più piccolo va all’asilo, poi quando smetto di lavorare vado a prenderlo dai nonni e riusciamo a passare più tempo insieme, anche con mia figlia più grande. Ora condividiamo più momenti, mentre io lavoro lei fa i compiti e, anche se siamo impegnate a fare cose diverse, è bello aver trovato questo nuovo modo di stare insieme grazie allo smartworking. Mi ricordo quando, appena iniziata la pandemia, mia figlia notava quanto fosse strano pranzare tutti insieme in settimana, perché normalmente io e mio marito eravamo al lavoro e mi ha detto: “Vedi che poi questa cosa non è così brutta? Ora stiamo a casa tutti insieme!”
Penso che l’entusiasmo e la voglia di mettersi alla prova siano ciò che ha caratterizzato il mio percorso professionale fino a qui e spero continuino a farlo anche in futuro. Anche se in alcuni momenti è stato complicato gestire tutto, sono contenta di essere una mamma e anche una professionista: so che se avessi rinunciato a tutto questo sarebbe sicuramente stato più semplice gestire due bambini piccoli, ma occuparmi di loro e allo stesso tempo fare un lavoro che mi pone sfide sempre nuove mi fa sorridere molto di più.


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