Donne in Tech: tra Carriera e Famiglia | NTT DATA

mar, 25 luglio 2023

Famiglia e carriera possono essere due mondi che si incontrano: la storia di Graziella

Per le donne non sempre è facile conciliare il desiderio di avere una famiglia con le ambizioni professionali, ma rinunciare alle proprie aspirazioni non è - e non deve essere – l’unica via da percorrere.

La scienza è un lavoro da donne

Oggi racconta la sua storia Graziella Ribecco, Executive Manager di NTT DATA

Ho vissuto sulla mia pelle cosa vuol dire essere una mamma che cerca di conciliare lavoro e vita privata e non è sempre facile, soprattutto qui al Sud, dove il contesto che non sempre favorisce la vita lavorativa e professionale di noi donne in un ambito come quello tecnologico che, quando io ho iniziato, contava ancora pochissime presenze femminili.

Ho avuto da sempre la passione per le materie scientifiche, una passione che mi ha portato a scegliere Ingegneria Informatica all’università, non senza generare qualche piccolo scompiglio in famiglia. Ricordo ancora mia nonna che mi ripeteva continuamente: “Ma perché hai scelto questo lavoro da uomo?”

Io però sono andata avanti sulla strada che avevo deciso di intraprendere e proprio la mia passione per lo studio della scienza mi aveva portato a entrare nel mondo della ricerca subito alla fine dell’università. Se avessi voluto avrei trovato molte opportunità di lavoro fuori dalla Calabria, ma volevo restituire del valore al posto in cui sono nata attraverso il mio lavoro, senza dover necessariamente portare le mie competenze altrove.
Così ho intrapreso il percorso di dottorato, che per un periodo ho svolto in contemporanea anche al lavoro in azienda. Ad un certo punto, però, mi sono resa conto che la situazione non era più sostenibile e che dovevo fare una scelta, così ho deciso di abbandonare il mondo dell’università perché avevo bisogno di un contesto più dinamico che mi offrisse la possibilità di utilizzare le mie conoscenze per realizzare qualcosa di concreto. 

Un nuovo viaggio, in famiglia e sul lavoro

Quando, nel 2004, sono arrivata in NTT DATA, per Cosenza era un periodo molto intenso. La sede era stata aperta qualche tempo prima, eravamo ancora un team piccolo e le donne erano pochissime: se penso a quanta strada abbiamo fatto da allora! 
Credevamo davvero tanto in questo progetto, desideravamo che avesse successo e questo ci ha motivato nell’andare avanti, nonostante i sacrifici.
I clienti erano tutti lontani e questo mi ha portato a fare tantissime trasferte, che duravano anche tutta la settimana e, come si può immaginare, quando si decide di allargare la famiglia essere spesso lontano da casa rende particolarmente difficile bilanciare lavoro e vita privata. Il contesto sicuramente non aiutava: allora, per esempio, a Cosenza c’era un solo asilo nido privato. 
Quando è nata mia figlia ero nel pieno delle attività su un progetto per cui ogni settimana era necessaria la mia presenza a Milano, lei era ancora piccola e praticamente non dormiva, così in viaggio cercavo di recuperare qualche ora di sonno.

Ovviamente è stato un periodo difficile e stressante, anche se ho sempre voluto una famiglia e ho cercato di metterla al primo posto: su questo non ho mai avuto ripensamenti, anzi, dopo qualche anno è nata anche la mia seconda figlia.

Anche la seconda gravidanza non è stata facile, già da i primi giorni in cui ho scoperto di essere incinta ho avuto dei problemi seri che mi hanno costretto a stare a casa dal lavoro per mettermi in riposo completo. Per me quello è stato un momento di crisi personale, perché ho dovuto lasciare il lavoro per 15 mesi e sentivo che mi stavo perdendo i frutti del lavoro fatto negli anni precedenti. Era dura vedere gli altri che andavano avanti, facevano nuove esperienze, lavoravano su progetti diversi mentre io non potevo prendere parte a tutto quel fermento che la sede stava vivendo.

Da un momento di crisi nasce una nuova opportunità

Non ho mai pensato di lasciare il mondo del lavoro, ma appena tornata dalla maternità, oltre a vivere una sorta di smarrimento, avevo una visione quasi rassegnata sul mio percorso, perché pensavo di essere rimasta troppo indietro rispetto agli altri colleghi al mio livello e che in futuro sarebbe stato sempre più difficile accettare nuove sfide professionali con due figlie piccole. 
Questo mi ha portato a tirare un po’ il freno a mano e a non cercare nuove opportunità di crescita, mi limitavo a fare ciò che mi veniva assegnato.
Anche se in quel momento non la stavo cercando, però, poi l’opportunità di mettermi in gioco è arrivata lo stesso e credo che quella sia stata la scossa di cui avevo davvero bisogno. Mi è stata affidata la gestione di un progetto che presentava alcune difficoltà ma, anche se può sembrare impegnativo appena terminata la maternità, queste nuove responsabilità mi hanno costretto a darmi una mossa e finalmente ho capito che non dovevo per forza rinunciare ai miei obiettivi. 

Ci sono stati dei momenti in cui ho un po’ tentennato, in cui mi sono chiesta se stavo facendo la scelta giusta. Non era sempre facile mettere a tacere il senso di colpa, spesso generato anche da aspettative esterne dovute alla convinzione per cui una mamma deve essere sempre presente, mentre io ero sempre di corsa per riuscire a conciliare gli impegni.

Per una mamma la realizzazione professionale non deve essere un tabù

Sarebbe una bugia dire che il senso di colpa non mi ha mai condizionato e spesso mi sono sentita chiedere come facevo a fare tutto, come riuscivo a dedicarmi alla carriera e alla famiglia.

Con il tempo sono arrivata alla conclusione che il messaggio che è importante che arrivi, soprattutto alle donne che si trovano ora ad affrontare gli stessi dubbi, non è tanto che effettivamente si può conciliare lavoro e vita privata, ma che è giusto dedicarsi anche alla propria carriera se lo si desidera, non solo per realizzazione personale, ma anche per la famiglia stessa.

Nel mio caso, riuscire a dedicarmi alla crescita professionale credo mi abbia permesso di portare del valore anche in famiglia. Avendo due figlie, sono contenta che stiano crescendo con l’esempio di una mamma che si dedica alla propria realizzazione, in ambito personale e lavorativo. 
Inoltre, fare un lavoro che mi appassiona e in cui mi sento realizzata mi rende più serena, anche quando sono con loro.
Certo, il percorso non è facile, soprattutto quando i bambini sono ancora piccoli. Quando portavo mia figlia al nido quasi non riuscivo a lasciarla lì, anche se dentro di me sapevo che non c’era nulla di male. È proprio in questi momenti di incertezza che aiuta molto avere qualche collega mamma con cui confrontarsi: ora sicuramente nel mondo della tecnologia ci sono più professioniste rispetto a quando ho affrontato questa esperienza, ma c'è ancora tanto da fare per incoraggiare le donne ad intraprendere questo tipo di carriera. 

Per questo credo sia importante dimostrare alle professioniste più giovani che avere una famiglia e dedicarsi al lavoro non è impossibile e che non devono per forza rinunciare a delle posizioni manageriali se vogliono costruire una famiglia. Capisco che la paura di non riuscire a gestire il carico di lavoro e responsabilità può essere un deterrente nelle scelte di carriera, i sacrifici da fare sono tanti, ma per quello che è stata la mia esperienza posso dire che vale la pena seguire le proprie aspirazioni, senza lasciarsi sfuggire delle occasioni importanti per la semplice paura di non farcela. 


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