Inclusione Femminile: Combattere Stereotipi e Pregiudizi | NTT DATA

mer, 11 ottobre 2023

“Non vorrei più sentirmi dire”: gli stereotipi di genere visti con gli occhi di 5 giovani professioniste

Per la Giornata Internazionale delle Giovani Ragazze, abbiamo deciso di dare spazio alla prospettiva di alcune giovani che ci hanno raccontato come vivono stereotipi e pregiudizi legati alla figura femminile.

Giornata Internazionale delle Giovani Ragazze: un’occasione di riflessione sulla parità di genere

La Giornata Internazionale delle Giovani Ragazze è stata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2011, al fine di riconoscere le sfide uniche che le ragazze affrontano in tutto il mondo, promuoverne l'empowerment e garantire il pieno rispetto dei loro diritti. 

Anche se negli anni sono stati fatti molti passi avanti, c’è ancora molto lavoro da fare per raggiungere la vera parità di genere e le giovani generazioni avranno un ruolo chiave nel tracciare la strada verso una società più inclusiva, a tutti i livelli. Questa giornata serve a ricordare che le ragazze hanno il potenziale per cambiare il mondo, qualunque siano i ruoli che ricopriranno nel corso della vita, come lavoratrici, madri, imprenditrici, mentori e leader politici di domani. Investire su questo potenziale, che purtroppo in alcuni casi rimane inespresso a causa degli ostacoli e dei bias ancora presenti nella società, significa costruire un futuro più equo e prospero, in cui metà dell'umanità è un partner uguale nel risolvere i problemi del cambiamento climatico, dei conflitti politici, della crescita economica, della prevenzione delle malattie e della sostenibilità globale. 

Come a volte ricorda anche l’attualità, stereotipi e pregiudizi sulla figura femminile sono tutt’altro che sconfitti e sono spesso un peso in più da affrontare per le ragazze, che vengono valutate secondo standard differenti rispetto ai loro coetanei.  

“Cosa non vorresti più sentirti dire?” Lo chiediamo a 5 giovani professioniste

Abbiamo deciso di usare questa giornata per dare spazio al racconto di 5 giovani professioniste che, attraverso ciò che sperano di non sentirsi più dire in futuro, evidenziano come le ragazze si scontrino ancora con la visione tradizionale dei ruoli di genere. 

Aurora: "Non vorrei più sentirmi dire che non sono abbastanza"

La cosa che non vorrei più sentirmi dire è che non sono abbastanza, o che non sono all’altezza. È un tema a cui tengo particolarmente, perché nel corso della mia vita sono successi diversi episodi, per esempio nell’ambiente scolastico, in cui mi è stato consigliato di rinunciare ad un percorso di studi scientifico perché, in quanto ragazza, “non ero portata”. Non mi sono mai fatta condizionare da questi pregiudizi e ho proseguito sulla strada che avevo scelto laureandomi in Ingegneria  Informatica, ma mi hanno sempre infastidito non solo per l’effetto che avevano su di me, ma anche perché questi stereotipi possono influenzare altre ragazze, convincendole a fare scelte diverse solo perché le materie scientifiche vengono considerate più “maschili”. 

Francesca: "Non vorrei più vedere lo stupore negli occhi degli altri quando dico cosa faccio nella vita"

Anche se non mi sono mai sentita scoraggiata da nessuno nella scelta del percorso di studio o del lavoro, noto sempre quanto gli altri si stupiscano quando parlo di cosa faccio, o dei miei interessi e mi piacerebbe non vederlo più succedere. Ho notato, infatti, che quando dei miei coetanei parlano degli stessi argomenti o esperienze, vengono trattati con estrema normalità ed è proprio il fatto di essere una ragazza che genera questa reazione nelle persone. Spesso è uno stupore positivo, ma vorrei che non accadesse più perché mi piacerebbe che al genere di una persona non fossero più legate aspettative su interessi, attitudini e passioni. 

Raffaella: "Non vorrei più sentir parlare di quote rosa, ma di talento"

Mi piacerebbe che nel mondo dello studio, o professionale, non ci fosse un’attenzione particolare a quante donne fanno parte di una classe, o di un gruppo di lavoro, perché a quel punto avremmo davvero raggiunto l’effettiva parità. Vorrei che fossimo valutati semplicemente come persone, sulla base di capacità e talento, non sulla base del genere di appartenenza. Questo tipo di iniziative vanno sicuramente a vantaggio dell’inclusione femminile, ma dall’altro lato evidenziano maggiormente la disparità che si cerca di eliminare.  

Inoltre, mi piacerebbe che il corpo delle donne non fosse più oggetto di giudizio, o valutato secondo canoni quasi impossibili da raggiungere in situazioni dove l’unica cosa che conta è cosa sai fare, non quanto sei bella o alla moda. 

Viktoriya: "Non vorrei più sentirmi dire che far valere le mie ragioni non è carino"

Non vorrei più che le donne siano criticate quando fanno sentire la propria voce e che esistano ancora contesti dove le loro opinioni vengono ancora sminuite. 
Parlando con le amiche, è un argomento che tocchiamo spesso: soprattutto in contesti a maggioranza maschile, quando una proposta viene da un uomo riceve ancora un seguito maggiore, rispetto alla stessa idea espressa da una donna. 
Inoltre, vorrei che il comportamento femminile non venisse giudicato sulla base di stereotipi che ci vogliono carine, gentili e accondiscendenti: anche noi dobbiamo essere in grado di esprimere opinioni controcorrente o di agire con decisione senza essere costrette a sentire giudizi negativi perché non ci conformiamo alle aspettative altrui. 

Maria Chiara: "Non vorrei più sentirmi dire che avere un figlio rallenta il tuo percorso di carriera"

Quello che non vorrei più sentirmi dire è una domanda, che era diventata ricorrente soprattutto durante la prima gravidanza: ma non credi che la nascita di un figlio possa rallentarti nel tuo percorso professionale? 
Lì per lì questa domanda mi spiazzava parecchio, perché ancora non sapevo cosa aspettarmi da un figlio, non ancora nato, che avrebbe potuto rallentare la mia carriera o farmi allontanare dai miei obiettivi. 

Credo che i nostri sogni, i nostri obiettivi non si cancellino con la nascita di un figlio e nel mio caso, neppure con la nascita di due. Sicuramente i bambini necessitano di attenzioni, di cure, di sorrisi, di giochi, di coccole, ma non li ho mai considerati un limite per ciò che voglio realizzare, anzi, sono la mia motivazione più grande. 
Da quando sono nati, ho sempre immaginato di raggiungere i miei traguardi assieme a loro, i miei sostenitori più speciali. 


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