A cura di Filippo Piatti, CEO Artiness
Artiness è stata selezionata per la Grand Finale dell'Open Innovation Contest di Tokyo
La realtà aumentata sta cerando un modo per entrare nelle sale operatorie e dare una concreta mano a medici e chirurghi per tradurre quanto mostrano lastre, tac e analisi in un supporto pratico effettivo.
Il progetto di Artiness, startup di bioingegneria, vuole proporre una soluzione proprio per questo problema.
Solitamente la preparazione e lo studio degli interventi da parte delle equipe mediche avviene su monitor, che per loro natura offrono solo due dimensioni. Artiness è riuscita ad alzare l’asticella, trasformando quelle immagini e quei dati in qualcosa di concreto, un modello in 3D che si sposi alla perfezione con le necessità del medico, che così potrà simulare e pianificare l’intervento su un modello realistico 3D e non solo virtuale.
Il progetto
Gli studi sono partiti nel 2018 e oggi sono tanti gli ospedali che collaborano con Artiness, tra i quali alcune cliniche di Gruppo San Donato, l’Istituto Europeo di Oncologia e il Centro Cardiologico Monzino. Ma anche all’estero hanno guardato con interesse all’idea, offrendo la possibilità alla startup di lavorare insieme ad ospedali della Polonia e dell’Olanda. Al momento l’ambito di applicazione delle sperimentazioni cliniche è focalizzato sulla cardio chirurgia, ma si tratta di una tecnologia adattabile a tutte le necessità: sono già in corso studi su settori come quello gastro enterologico e neurochirurgico.
La sua applicazione
Questa tecnologia ha due declinazioni principali; la prima riguarda la preparazione dell’intervento chirurgico: il medico nelle fasi precedenti all’operazione, tramite dei visori di realtà aumentata, sarà in grado di visualizzare, navigare e riprodurre perfettamente l’elemento che sarà al centro dell’operazione. Potrà quindi fare delle prove, tagliare ed eliminare, misurare e perfezionare al massimo il gesto chirurgico e virtualizzare il gesto stesso, con il grosso vantaggio di poterlo provare infinite volte e in modalità condivisa.
Il concetto di condivisione rappresenta la seconda grande declinazione di questa tecnologia: se tutto è virtuale, vuol dire che lo stesso messaggio può essere trasmesso ovunque. È evidente come questo apra nuovi scenari al contesto medico, rendendo possibile un’assistenza da remoto prima impensabile. Un chirurgo potrebbe, in piena operazione, connettersi con un esperto che possa fornirgli supporto, anche istantaneamente. Questo aiuterebbe tutti gli ospedali, anche quelli più piccoli o situati in località più remote a garantire ai propri pazienti un livello di specializzazione maggiore; allo stesso tempo, tanti giovani dottori avrebbero la possibilità di contare sul supporto di medici più esperti, che da remoto potrebbero aiutarli nelle fasi più delicate degli interventi.
Il futuro dell’health-tech
Con il passare del tempo tecnologie come quella sviluppata da Artiness, quelle che integrano metodi di intelligenza artificiale, diventeranno sempre più comuni e più facili da trasportare su larga scala e il progetto di Artiness potrà integrarsi con tanti altri strumenti.
Il futuro della medicina sarà altamente tecnologico, l’ambiente delle sale operatorie caratterizzato da una serie di oggetti che sapranno interagire tra loro. L’AI migliorerà drasticamente il settore medicale, permettendo alle macchine di dialogare e condividere informazioni e creando un ambiente più dinamico e sensibile.