Cos’è il Pensiero Creativo e Come si Sviluppa | NTT DATA

mar, 07 marzo 2023

Distruggere per creare. Se fosse questa la risposta al pensiero creativo?

Per creare valore all’interno delle organizzazioni è necessario promuovere l’adozione di un mindset dinamico e aperto al cambiamento. Come? Scoprilo attraverso i 4 punti fondamentali del value co-creation program di NTT DATA.

Cos’è il pensiero creativo e come si sviluppa

A cura di Cristina Paternoster, Head of Behavioral Analysis & Envisioning Models CoE e Luca Pozzoli, Vice President Consulting

Ogni individuo è unico e pensa in modo unico. Per lungo tempo abbiamo erroneamente creduto che la creatività, la fantasia, l’immaginazione fossero il dominio di artisti e bambini. Del resto anche Maria Lai – artista italiana fuori le righe - dice “giocare è l'arte dei bambini mentre l'arte è il gioco degli adulti". Ma forse abbiamo commesso un errore. Ciascuno di noi infatti ha un ampio potenziale, spesso inespresso o meglio, represso, talvolta soggiogato a logiche comportamentali sociali che tendono all’omologazione.
L’Intelligenza Emotiva e Sociale accorre in nostro aiuto. Infatti, la creatività appartiene da sempre all’essere umano e si concretizza nella meravigliosa capacità di trovare alternative ad una questione, ad un problema o ad una opportunità che si presenta davanti ai nostri occhi. Anzi, essere creativi vuol spesso dire che guardiamo “oltre la siepe” e non attendiamo che qualcosa piombi improvvisamente davanti a noi.
Anche Giovanni Rodari, nel suo celebre libro “Grammatica della fantasia” (1973) si soffermava sul valore dell’immaginazione proponendo ai bambini un contatto divertente con lo studio, anticonvenzionale, irriverente e giocoso. 
Ecco perché per sviluppare il pensiero creativo occorre distruggere, per creare. Distruggere vecchi schemi, preconcetti, giudizi e pregiudizi, convinzioni, convenzioni, modi di fare. Occorre disinnescare il pilota automatico e uscire dalla comfort zone: sappiamo bene che questi potentissimi meccanismi mentali, ancestrali, rispondono alla necessità di risparmiare energia per preservare l’essere umano, ma rischiano di farci vivere in una bolla protetta in cui la sperimentazione è pressoché impossibile. Dunque, perché pur consapevoli, non lo facciamo? La risposta è semplice e arriva dalle neuroscienze: agire in modo diverso dal solito crea frustrazione e l’essere umano non ama navigare nell’ombra. Così si allontana da ciò che è poco conosciuto attivando sempre gli stessi schemi comportamentali, nella vita personale e naturalmente anche in quella professionale.
Attivare il pilota automatico e andare in modalità “risparmio energetico” ha garantito all’umanità la sopravvivenza. Ma oggi l’essere umano ha bisogno di sfidare il passare sfruttando l’immenso potere della mente, così poco valorizzata nel suo potenziale.
Nelle organizzazioni cosa accade? Il principio è lo stesso, anche negli ecosistemi organizzativi, piccoli o grandi che siano, la complessità richiede la definizione di gerarchie, silos verticali di competenze, processi e regole. Ma per creare valore, non ci si può basare su quanto fatto nel passato, anche se alcuni schemi hanno funzionato e l’offering si è rivelata fruttuosa. Occorre inventare qualcosa di nuovo, è necessario creare nuovi bisogni o soddisfare i vecchi in una modalità rivoluzionaria.

L’importanza di una mente dinamica per sviluppare il pensiero creativo nelle organizzazioni

Qui entra in gioco il potere della creatività, ma non basta: occorre anche adottare un mindset dinamico, come suggerisce Carol Dweck, docente di psicologia alla Stanford University, una delle più autorevoli esperte nel campo degli studi sulla personalità, che ci illustra la differenza tra una mente statica e una mente dinamica. La mente statica non ammette l’errore: trasforma il fallimento da azione – “ho fallito” – a identità – “io sono un fallito”. Non ama l’impegno, la ricerca, la tenacia e attribuisce la colpa sempre e solo “agli altri”. La mente statica ha bisogno costantemente di dimostrare, di sentirsi migliore degli altri.
La mente dinamica al contrario cerca il confronto, le sfide, lo studio, la ricerca. È aperta al cambiamento e considera che nuove capacità possono sempre essere sviluppate. È serena, positiva, con lo sguardo volto al futuro, e certamente non perde di vista l’accrescimento presente.

Value co-creation program, un percorso di apprendimento basato sull’Intelligenza Emotiva e Sociale

Ma come possiamo dunque allenare la nostra mente per renderla sempre più dinamica, uscendo dalla comfort zone e sviluppando un pensiero creativo?
In NTT DATA una delle possibili risposte l’abbiamo ricercata in un percorso di apprendimento (value co-creation program) basato sull’Intelligenza Emotiva e Sociale, su tecniche collaborative di co-design e co-progettazione e sulle più recenti teorie di dinamica comportamentale. Un mix formidabile che sfida gli schemi e alimenta il pensiero creativo e il problem solving permettendo al talento degli individui di prendere forma e trovare sinergia nelle dinamiche di gruppo.
È un percorso che si abbiamo sviluppato con tenacia nel tempo e trova le sue radici nella profonda e costante trasformazione generativa che caratterizza aziende come NTT DATA che offrono consulenza organizzativa e soluzioni tecnologiche ad alta innovazione.

I 4 ingredienti fondamentali del value co-creation program di NTT DATA

Il value co-creation program ha assorbito certamente da passate esperienze degli ingredienti “magici”, vediamoli insieme:

  • Allenarsi sul non-giudizio
    La creatività prospera in un ambiente sicuro in cui il talento ha modo di esprimersi. Occorre dunque prestare attenzione a come la mente separa tutto e lo incasella in giusto e sbagliato, buono e cattivo, bello e brutto. È necessario imparare a discernere senza però necessariamente porre un giudizio su ciò che ci circonda, altrimenti poniamo dei vincoli e alimentiamo gli innumerevoli bias che caratterizzano l’essere umano. I bias sono ancestrali e non sono frutto del “ragionamento”. Sta a noi però nutrirli oppure decidere di non alimentarli.
  • Coltivare la “mente del tirocinante”
    Significa approcciarsi alle esperienze lavorative – relazioni, azioni, creazione di offering - in modo sempre nuovo, facendo finta di non avere un passato, di non conoscere nulla, di essere una pagina bianca, il cosiddetto “vuoto fertile”. L’apertura della mente del tirocinante ci permette di restare ricettivi a nuove possibilità e di evitare di cadere nell’atteggiamento di routine «dell’esperto», che spesso crede di sapere più di quanto non sappia in effetti. Nessun momento è uguale a un altro; ciascun momento è unico e contiene possibilità uniche. La «mente del tirocinante» ci ricorda questa semplice verità, essa, infatti, non ha aspettative né sul mondo né sul proprio io. Questo è un bel vantaggio poiché ci permette di agire come meglio vogliamo, liberi da pregiudizi e condizionamenti. Nella mente di un tirocinante, infatti, non esistono pensieri del tipo “non posso”, “non lo so fare” “questa cosa non mi piace”. Il tirocinante è l’eterno bambino pronto a stupirsi per le meraviglie del mondo che lo circonda.
  • Non attaccarsi ai risultati
    Stabilire degli obiettivi senza produrre attaccamento all’idea di come deve essere il vero e proprio risultato, lasciando che essi possano cambiare nel tempo. Questo aspetto è fondamentale poiché i risultati possono giungere a noi, ma in modo diverso da come ce lo aspettiamo: con gli schemi in testa potremmo non accorgercene e sfruttare una meravigliosa opportunità solo quando è tardi.
  • Allenare il coraggio
    Coraggio di sbagliare, di tornare indietro, di sperimentare strade nuove, abbandonando le autostrade della mente e scegliendo sentieri inesplorati. Ma anche il coraggio di dire “no”, rompendo vecchi schemi, vecchi paradigmi, il “si è sempre fatto così”. 

“Distruggere per creare”: il principio alla base della nostra sperimentazione

”Distruggere per creare”: questo il principio base che ha ispirato il lancio del value co-creation program offrendo possibilità generative e sperimentali, nelle quali il talento trova voce e le idee, quelle davvero disruptive che si combinano armoniosamente con quelle del gruppo che partecipa alle sessioni di team building e co-progettazione. 

Le idee così prodotte possono poi essere messe in circolo velocemente e validate direttamente sul mercato. Solo alcune supereranno la selezione, ma il meccanismo che le ha fatte emergere costituisce la linfa vitale di una azienda che nell’innovazione, nella sperimentazione, nella cultura generativa e soprattutto nelle persone ci crede davvero.
Il percorso, come in parte accennato, non è nato dal nulla. L’esperienza costruita negli anni ha portato a cadute e a successive risalite, talvolta per cadere ancora e ancora. Con coraggio, senza arrendersi, con consapevolezza e autenticità. Ma il pensiero creativo si basa proprio sull’errore, principale fonte di apprendimento, e sulla capacità dell’essere umano di trarre da esso vantaggio. Certamente nel corso di questi ultimi dieci anni in NTT DATA abbiamo sperimentato metodi e framework innovativi e questo è stato possibile perché la blame culture non ci appartiene. La sicurezza di poter anche errare ci ha portati a soluzioni innovative, a volte inaspettate, a volte costruite partendo da alcune e semplici considerazioni.
Se potessimo sintetizzare, potremmo dire che il value co-creation program è un po’ la summa di questo lavoro creativo, distruttivo e ricostruttivo nello stesso tempo e che ci permette oggi di poter dire che abbiamo delle solide basi per aiutare i nostri Clienti nell’intraprendere insieme questo percorso di generazione delle idee e di costruzione di team ad alte prestazioni tema diventato ormai di quotidiana discussione legata anche all’avvento dello smart working.


Il value co-creation program è dunque il framework di NTT DATA composto dal mix di competenze, metodi, metodologie, esperienze, idee sperimentate nel tempo, collaudate, rese trama e ordito che insieme formano la tela con il quale possiamo aiutare le aziende a creare il proprio masterpiece affrontando i propri bias organizzativi e di gestione del proprio Human Capital.
Questo perché non esiste un approccio che vada bene per tutto, bisogna bensì attingere da varie fonti traendo il meglio da ciascuna di esse per migliorare giorno dopo giorno. 
Per davvero.

 

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